Warning Climate Change

Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) “Oggi il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile e, dal 1950, molti dei cambiamenti osservati sono senza precedenti. L’atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, la massa di neve e ghiaccio è diminuita, il livello del mare è aumentato, e soprattutto sono aumentate le concentrazioni di gas ad effetto serra”.

A causa dell’uso dei combustibili fossili, la concentrazione di anidride carbonica (CO2) è passata negli ultimi 50 anni da un livello di 310 parti per milioni in volume (ppmv) a 380 ppmv.
Questo livello è il più alto degli ultimi 400.000 anni e l’aumento si è verificato nel tempo più breve che la storia recente della Terra abbia registrato.

Il riscaldamento della Terra è una realtà concreta. L’ultimo rapporto dell’IPCC afferma che esso non è limitato alla superficie, ma si estende fino ad 8 chilometri nell’atmosfera. Le superfici coperte di ghiaccio perenne sono diminuite di quasi il 10% dal 1960, mentre la durata annuale del ghiaccio e della neve sui laghi e sui fiumi alle medie e alte latitudini è diminuita di circa 2 settimane nell’ultimo secolo.

L’atmosfera con maggiore concentrazione di gas serra è più energetica, con più evaporazioni e più precipitazioni e con temperature alla superficie più alte. L’aumento di temperatura alla superficie e il progressivo riscaldamento marino porta ad un aumento del livello del mare: anche solo 10-20cm in più possono mettere in pericolo intere comunità e colture, senza arrivare all’allagamento, le sole infiltrazioni salmastre delle falde costringono all’abbandono delle colture. Il nuovo ambiente favorisce un aumento per intensità e frequenza di fenomeni estremi come uragani e temporali violenti.

Tra i principali gas responsabili c’è principalmente l’anidride carbonica (CO2) e in quantità minori metano (CH4), ossidi di azoto (NOx), ozono (O3) e diversi clorofluorocarburi (CFC, composti che contengono cloro, fluoro, carbonio e a volte idrogeno) tristemente noti anche per essere responsabili del buco dell’ozono.
Dalla Rivoluzione Industriale, l’incremento nell’uso di combustibili fossili ha causato un aumento del 40% della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera.
Condizione ulteriormente aggravata dalla progressiva distruzione delle foreste che, eliminando le piante, ne annulla l’azione fotosintetica di riciclaggio della CO2.
Nel corso della seconda metà del XX secolo, si è registrato inoltre l’incremento di altri gas serra:

  • metano, derivante da allevamenti di ruminanti, risaie e attività industriali (aumentato del 150%);
  • ossidi di azoto, prodotti da alcune lavorazioni agricole e dai gas di scarico degli autoveicoli (aumentati del 20%);
  • ozono, prodotto per effetto di reazioni chimiche di agenti inquinanti.

Gli effetti del cambiamento climatico sono già in atto e lo scenario previsto è devastante:

aumento della temperatura del pianeta tra i 2°C e i 5°C secondo gli scienziati;  

aumento e riduzione delle precipitazioni in diverse aree della Terra con piogge più intense e durature in Paesi umidi  e siccità in Paesi già piagati dal fenomeno della desertificazione;

aumento nella frequenza e nell’intensità di eventi climatici estremi con ondate di caldo e freddo eccessivo, alluvioni, cicloni, uragani, tempeste di fulmini, tornadi, inondazioni;

aumento delle aree desertiche a causa della carenza di piogge e del contemporaneo perdurare di temperature eccessivamente elevate, non soltanto in Africa ma anche in Asia, America e Paesi della fascia Mediterranea;

diminuzione dei ghiacciai e delle nevi perenni (9 ghiacciai su 10 si stanno sciogliendo, alcuni sono già scomparsi);

innalzamento del livello del mare (le previsioni parlano di ben 88cm entro il 2100) con conseguente scomparsa delle maggior parte delle città costiere

estinzione di specie animali e botaniche per l’impossibilità di adattarsi ai rapidi cambiamenti climatici (tra gli animali più a rischio orsi polari, pinguini, trichechi e foche);

diffusione mondiale di epidemie (ad esempio malaria e dengue) a causa del proliferare di zanzare e di altri microrganismi infestanti;

riduzione delle scorte alimentari a causa di piogge eccessive e caldo intenso che mettono a rischio le colture, provocando carestie e malnutrizione;

diminuzione delle riserve idriche per il diverso regime delle precipitazioni e per la scomparsa dei ghiacciai;

inarrestabili flussi di “migranti ambientali” o “eco-migranti” costretti a lasciare i propri Paesi a causa di catastrofi ambientali o per l’inospitalità dei loro territori messi a dura prova da siccità e desertificazione;

gravi ripercussioni economiche, sociali e sanitarie come diretta conseguenza del degrado di suolo, aria e acqua.

L’indiscutibile interazione tra sistema ecologico, sociale ed economico ha reso la problematica ambientale una problematica globale e l’evoluzione del sistema climatico ne rappresenta il fulcro.
La politica internazionale ha affrontato la spinosa questione sotto tre aspetti:

  1. ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera,
  2. aumentare la capacità di assorbimento di gas serra da parte dell’ambiente naturale,
  3. attuare sistemi di adattamento ai cambiamenti climatici in corso.

Adeguate politiche economiche, ambientali, socio-sanitarie ed educative sono necessarie per difendersi dal cambiamento climatico e per preservare gli ecosistemi naturali e il comparto socio-economico.
L’obiettivo di arrestare la terribile prospettiva della distruzione del Pianeta può essere raggiunto:

  • migliorando l’efficienza energetica nei diversi settori economici (industria, trasporti, energia);
  • sviluppando la ricerca e l’uso di fonti energetiche rinnovabili;
  • sostenendo attività di riforestazione per aumentare la capacità di assorbimento dei gas serra;
  • eliminando i sostegni alle attività ad elevate emissioni (come allevamenti e colture intensive), per privilegiare invece quelle rinnovabili e a maggior efficienza energetica. 


L’Annual Greenhouse Gas Bulletin pubblicato nel 2014 dalla World Meteorological Organization (WMO) ha rivelato che “Il livello di gas serra nell’atmosfera ha raggiunto un nuovo picco nel 2013, a causa del rialzo accelerato delle concentrazioni di biossido di carbonio”.

“Dobbiamo intervenire con urgenza” –ha detto il Segretario generale ONU Michel Jarraud- “più a lungo attendiamo e più difficile e più costoso si rivelerà il nostro compito. Se non agiamo subito, rischiamo che si raggiunga una soglia oltre la quale il fenomeno sarà irreversibile. Possiamo ancora farcela, ma è necessario intervenire con urgenza”.

La preoccupazione per i cambiamenti climatici riguarda tutti e anche se per la risoluzione del problema è necessario l’impegno dei governi e delle industrie, il contributo di ogni singola persona è fondamentale per arginare un fenomeno drammatico, causato dalle azioni umane e destinato a portare alla rovina l’intero Pianeta.

Uno stile di vita attento all’ambiente può davvero fare la differenza, anche in termini di risparmio economico.

  • Ridurre gli sprechi energetici:
  1. mantenendo la temperatura in casa e ufficio al di sotto dei 20°C,
  2. sostituendo le vecchie lampadine ad incandescenza con quelle a basso consumo,
  3. spegnendo gli interruttori degli elettrodomestici in stand-by,
  4. usando i coperchi durante la cottura dei cibi,
  5. utilizzando elettrodomestici ad alta efficienza energetica,
  6. usando meno acqua calda,
  7. riducendo le temperature per i lavaggi in lavatrice.                  

  • Ridurre il trasporto in auto:
  1. percorrendo a piedi o in bicicletta i tragitti brevi,
  2. preferendo il trasporto pubblico,
  3. condividendo l’automobile con amici e colleghi.
  • Ridurre il consumo di carburante:
  1. mantenendo gli pneumatici alla giusta pressione interna,
  2. adottando un corretto stile di guida.
  • Ridurre i rifiuti:
  1. riutilizzando gli oggetti quotidiani più volte,
  2. riciclando il più possibile un oggetto prima di gettarlo,
  3. facendo la raccolta differenziata,
  4. scegliendo prodotti che abbiano meno imballaggi.

  • Ridurre l’immissione di inquinati:
  1. non consumare carne poiché l’allevamento è una delle maggiori fonti di gas serra,
  2. scegliendo prodotti locali il cui trasporto da brevi distanze produce minori emissioni,
  3. installando impianti ad energia rinnovabile.

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