Inquinamento, desertificazione e malattie sono le prove evidenti del fallimento dell’agricoltura industriale, quella che punta a realizzare i grandi numeri schiavizzata da macchine, concimi chimici e diserbanti che le grandi multinazionali agroalimentari per decenni ci hanno fatto credere essere elementi essenziali alla produzione.
Esiste tuttavia un metodo di coltivazione, completamente naturale, che ci permette di ottenere il massimo da Madre Natura nel pieno rispetto dell’Ambiente e senza sforzi eccessivi.
Questo sistema -in realtà già messo in atto dai nostri nonni- è stato divulgato da un uomo preparato in materia e “illuminato”: il microbiologo giapponese Masanobu Fukuoka.
Da accademico esperto nelle malattie delle piante, Fukuoka, dopo un’attenta osservazione del terreno, negli anni ’40 ha ideato una vera e propria rivoluzione agricola, in grado di assicurare rese abbondanti limitando al minimo gli interventi in campo, evitando le lavorazioni del terreno e l’impiego di concimi e pesticidi di qualunque tipo.
Questa “natural farming” (agricoltura naturale o del non fare) non si limita a far crescere i raccolti, ma ha uno scopo più importante: coltivare e perfezionare l’essere umano attraverso una via di ricerca interiore.
E questo può accedere soltanto armonizzandosi coi cicli naturali, il che consente di non faticare e di trovare il tempo per crescere spiritualmente.
Il concetto centrale è che il suolo è un organismo autonomo in grado di rigenerarsi senza l’intervento dell’uomo e senza l’utilizzo di prodotti chimici, grazie alle piante che aiutano a mantenere la fertilità.
In questa maniera, il lavoro dell’agricoltore si limita alla semina e al raccolto, lasciando che ogni cosa vada secondo Natura ed eliminando tutte quelle fasi finora ritenute necessarie: potature, concimazioni, trattamenti fitosanitari, lotte antiparassitarie, lavorazioni del terreno.
Fukuoka in persona, ha dimostrato che l’effetto provocato dall’aratura è controproducente perché compatta il terreno e ne diminuisce la porosità, rendendolo progressivamente sempre più duro.
Ha inoltre provato che il lavoro di eliminazione delle piante infestanti -estenuante un tempo, troppo inquinante oggi- è inutile e dannoso:
- in natura le piante vivono e crescono insieme;
- le radici delle erbe penetrano a fondo nel terreno smuovendolo e facendo entrare aria;
- quando le erbe concludono il loro ciclo vitale, forniscono l’humus che permette ai microrganismi della biosfera di svilupparsi arricchendo e fertilizzando il terreno.
La rivoluzione agricola del non arare, non diserbare, non concimare e non potare può sintetizzarsi in queste poche regole pratiche fondamentali:
- ripulire il terreno dalle radici delle piante spontanee e formare delle aiuole rialzate dove coltivare;
- creare un sistema di irrigazione goccia a goccia per ridurre gli sprechi d’acqua;
- procedere alla semina;
- ricoprire le aiuole con paglia, per proteggere il suolo e arricchirlo di microrganismi buoni;
- circondare le aiuole con piante per proteggerle dai parassiti (come tagete, nasturzio, lavanda, basilico);
- sistemare archi e sostegni in legno o in fil di ferro per agevolare la crescita delle piante;
- a fine stagione, dopo aver goduto dei frutti del raccolto, tagliare le piante lasciando però le loro radici nel terreno in modo che contribuiscano a fertilizzarlo in modo naturale.
L’insegnamento Fukuoka vuole liberarci dalla schiavitù alla tecnologia, perchè l’unico vero progresso dell’uomo è quello che permette di assicurarsi un’alimentazione naturale e di avere tempo libero per coltivare la propria anima.